A cura di avv. Maura Bartoletti
“Scusate, ma chi ha lasciato la bici davanti al portone?”
Segue un silenzio di tre secondi. Poi l’apocalisse.
Ventidue messaggi, tre GIF, un paio di accuse di inciviltà, e l’immancabile “Io pago sempre e voi mai!”. Benvenuti nel condominio 2.0, dove le liti non nascono più in assemblea ma su WhatsApp.
Per la Cassazione penale (sent. n. 28675/2022), una chat WhatsApp con più partecipanti è a tutti gli effetti una comunicazione rivolta a più persone. Tradotto: chi offende un vicino nel gruppo condominiale rischia una condanna per diffamazione (art. 595 c.p.), anche se ha scritto “tanto per dire”.
Le più recenti pronunce (Cass. n. 37618/2023 e n. 42783/2024) hanno poi precisato che non sempre si applica l’aggravante del “mezzo di pubblicità” — ma resta pur sempre diffamazione “semplice”. Insomma, anche nel gruppo “solo condòmini”, la legge entra senza bisogno d’invito.
Basta un messaggio per trasformare la convivenza in contenzioso:
- “Il Rossi lascia spesso la spazzatura fuori orario” segnalazione lecita.
- “Il solito sporcaccione del Rossi, non rispetta mai nulla” diffamazione
Non serve il megafono, la Cassazione considera sufficiente che l’offesa sia letta da più persone. E per chi pensa “tanto la cancello”, brutte notizie: in giudizio contano gli screenshot, e i Tribunali (Napoli 2022, Milano 2023) li ritengono piena prova se riconducibili all’autore.
Per gli amministratori, la chat condominiale è una benedizione e una maledizione insieme. Utile per comunicare rapidamente con i condòmini (“Domani passano i giardinieri”), ma potenzialmente esplosiva quando si trasforma in una piazza virtuale senza regole. L’amministratore ha un ruolo attivo e di responsabilità:
- Deve vigilare sul corretto utilizzo dei canali digitali creati a nome del condominio;
- Può moderare o disattivare il gruppo se la discussione degenera in offese;
- Deve evitare di partecipare a polemiche o prendere posizione in modo improprio (anche un “mi piace” può essere interpretato come adesione a un contenuto diffamatorio);
- Deve preferire canali ufficiali per comunicazioni importan6: PEC, bacheca digitale, e-mail
In caso contrario, rischia di trovarsi non solo tes6mone ma addiriRura co-responsabile di una comunicazione lesiva.
La gestione digitale del condominio richiede oggi una nuova forma di amministrazione: quella “digitale consapevole”.
Ecco qualche regola d’oro per mantenere la pace (e dormire sereni):
1. Chat ufficiale? Solo per comunicazioni
Creare un gruppo WhatsApp “ufficiale” è possibile, ma con finalità limitate: avvisi di manutenzione, convocazioni, comunicazioni urgenti. Ogni altro uso (commenti, battute, lamentele) va escluso.
2. Regolamento
Inserire in delibera poche semplici regole di comportamento digitale: toni civili, divieto di offese, divieto di messaggi notturni, nessuna foto di persone o proprietà altrui. Un mini “codice di condotta” può salvare da guai più grossi.
3. Archiviazione delle prove
Quando un messaggio diventa offensivo o potenzialmente diffamatorio, conservarlo integralmente (non solo lo screenshot isolato ma l’intero contesto);
4. Neutralità e professionalità
L’amministratore non è arbitro morale ma gestore imparziale: risponde delle proprie parole esattamente come gli altri. Anzi, per giurisprudenza costante, il suo ruolo accresce il dovere di equilibrio e prudenza.
Il condominio è lo specchio perfetto del vivere civile, piccole ques6oni, grandi tensioni, e una rete di relazioni costante. La chat non fa che amplificare ciò che già c’è. Come ricordava un giudice in una recente motivazione, “la reputazione è un bene giuridico che merita tutela anche nei gruppi WhatsApp di quartiere”. In fondo, dietro ogni messaggio c’è un autore e davanti a ogni schermata, un possibile querelante.
La pillola dell’avvocato Bartoletti:
- Prima di scrivere, conta fino a tre (o fino a dieci, se è il vicino del piano di sopra).
- Tratta la chat come un’assemblea permanente: formalità, rispetto, nessun pettegolezzo.
- Ricorda che gli amministratori non sono moderatori di forum, ma professionisti chiamati a garantire il buon andamento del condominio.
Ricorda: un messaggio sbagliato può costare più della quota straordinaria del terrazzo, pertanto nel dubbio, meglio un silenzio che una citazione (in giudizio).
Maura Bartoletti, avvocato del Foro di Roma e custode giudiziario, da anni si occupa di diritto civile dal punto di vista di chi lo vive ogni giorno nei condomìni, nei cantieri e nelle aule di tribunale.
Consulente in Italia per una multinazionale spagnola nel settore degli appalti di servizi e docente per la F.I.A.R.C., unisce la precisione del diritto alla passione per una comunicazione chiara e concreta.
